I NEGRITA FANNO SOGNARE IL FLAVIO. PAU: “AVETE UN TEATRO BELLISSIMO”

(Nazareno Orlandi) Successi vecchi e nuovi da cantare a squarciagola, o sottovoce, tra le poltroncine rosse del Flavio e gli eleganti palchetti strapieni di vitalità e allegria. I Negrita accendono ed emozionano il teatro Flavio Vespasiano, e poco importa se – da seduti – l’energia straripante della rock band di Arezzo non si goda fino all’ultima goccia, poco conta perché i brividi non mancano in due ore abbondanti di esibizione live riletta in un’inedita versione acustica, delicata, molto diversa dallo tsunami rock che per loro è un marchio di fabbrica, ma a tratti esaltante quando a pizzicare le chitarre di Mac e Drigo sono le note dei capolavori più soffici come “Ho imparato a sognare”, “Hemingway”, “Luna” o “Tutto bene”. «Per noi è la prima volta a Rieti, non solo come musicisti ma come persone, essere in un teatro così bello non ce l’aspettavamo proprio, mantenetelo bene, mi raccomando», ha detto il frontman Pau (al secolo Paolo Bruni) che insieme alla sua band non si è risparmiato. Giochi di luci e colori, atmosfere leggere arricchite dalle più tradizionali incursioni rock: buon sangue non mente. Pubblico (molto giovane) in fiamme per l’applauditissimo “Unplugged 2013” che toglie il velo su un b-side dei Negrita fin qui rimasto nell’armadio ma estremamente affascinante. L’effetto “leone in gabbia” un po’ c’è, inutile nasconderlo, e le travolgenti “MamaMae”, “Cambio” o “Rotolando verso sud” non rendono come farebbero sotto un cielo di stelle, magari in un festival estivo. Ma l’esperimento acustico, cullato da un Flavio su misura per eventi di questo genere, è promosso a pieni voti, e la serata è da ricordare. Sperando che ce ne possano essere molte altre. C’è che ormai che abbiamo imparato a sognare… Foto RENZI © 19 Marzo 2013

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