RIETI-TERNI, SI RISCHIANO ALTRI RITARDI: LAVORATORI TECNIS IN AGITAZIONE, VERTICE IN PREFETTURA

Grande preoccupazione tra i lavoratori Tecnis che si occupano del completamento della bretella Rieti-Terni e del cantiere di Micigliano.

Lo annunciano la Filca Cisl con Giuseppe Zapparella, la Feneal Uil con Giuliano Simonetti, e la Fillea Cgil di Simone Di Marco. I sindacati ripercorrono le tappe della vicenda e focalizzano l’attenzione sui lavoratori di Micigliano anche se c’è agitazione pure tra quelli che lavorano sulla bretella Rieti-Terni, come dice La Nazione: “Proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori Tecnis che operano in provincia di Terni. Si tratta dell’azienda catanese (circa 800 dipendenti sul territorio nazionale) coinvolta nella vicenda Anas e impegnata nei lavori per la bretella Terni-Rieti”.

«La vicenda giudiziaria che si è aperta ha portato la Tecnis ad accumulare forti debiti, anche nei confronti delle maestranze – spiegano Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil di Terni -, in attesa dello sblocco delle mensilità arretrate di settembre, ottobre e novembre, mentre la mancanza di liquidità crea problemi enormi anche nello svolgimento dell’ attività lavorativa (manca la benzina nei mezzi)». Le organizzazioni sindacali provinciali di Fillea, Filca e Feneal, hanno proclamato lo stato di agitazione sindacale nel cantiere ternano, prevedendo anche possibile «iniziative di lotta».

LA NOTA DEI SINDACATI

Gli effetti della crisi di Tecnis – colosso degli appalti pubblici di  tutto il Paese – iniziano ad avere ripercussioni  anche sul nostro territorio e sui lavoratori che operano nel cantiere di Micigliano. Rallentano i cantieri e gli operai subiscono importanti ritardi nel pagamento dei salari, fermi ormai al mese di Agosto. Dopo l’arresto e le dimissioni dei due soci fondatori dell’impresa– Domenico Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice  per la nota vicenda della “Dama Nera” alla società il 15 Novembre è stata recapitata un interdittiva antimafia dalla Prefettura di Catania, facendo di fatto cadere anche il nuovo C.D.A.

Ma i guai dell’azienda,  non sarebbero iniziati con le dimissioni di Costanzo e Bosco Lo Giudice, arrivate una settimana dopo il loro arresto nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma che ha tolto il velo su un presunto giro di mazzette e corruzione tra funzionari pubblici, la crisi economica è precedente, la società infatti aveva pensato a un piano per rientrare dai debiti già prima che scoppiasse lo scandalo giudiziario.

Questa vicenda ci fa rivivere l’incubo di quattro anni fa, quando nello stesso cantiere si verificò la stessa paradossale situazione,nella quale la società impegnata nelle lavorazioni, prima Safab e successivamente S.A.F.A.B. ricevette l’interdittiva antimafia per infiltrazioni di stampo mafioso ,che portò al rallentamento e alla definitiva chiusura del cantiere, che significò la perdita di lavoro per circa 150 lavoratori nonché lo stallo dell’opera pubblica più importante della provincia di Rieti. Come allora la preoccupazione per lo stato delle cose è molto alta, temiamo i blocco delle lavorazioni nelle quali sono impegnati complessivamente circa ottanta lavoratori, anche se al momento in cantiere si continua a lavorare, seppur con ritardi dovuti, sembrerebbe, all’ assenza delle materie prime che devono mettere a disposizione i fornitori, preoccupati della crisi dell’azienda e dai mancati pagamenti.

Onestamente è sembrata un po’ fuori luogo la nota dell’Anas apparsa su alcuni quotidiani locali nei giorni scorsi, nella quale si parla  dello stato di avanzamento dei lavori come se in cantiere non ci fosse nessun problema, eppure Anas è stata informata che i lavoratori sono senza stipendio da vari mesi ormai.

Il 17 Novembre abbiamo avuto un incontro al Mise con uno dei rappresentanti del CDA della Tecnis, dal tavolo la situazione economica che è emersa  è a dir poco drammatica, l’azienda ha riepilogato le tappe clou del caso Tecnis; dal 22 ottobre i due soci catanesi sono agli arresti domiciliari. Il 9 novembre è stato presentato presso il tribunale di Catania il piano di ristrutturazione del debito, (ex articolo 182 bis) che ha cristallizzato la situazione e bloccato tutte le iniziative dei creditori. Il 9 dicembre è stata fissata l’udienza per l’ammissione che potrebbe portare, se tutto funziona, alla possibilità di saldare i debiti accumulati, il piano prevede il pagamento integrale dei debiti stimati in circa 100 milioni con una dilazione dei tempi di pagamento.

I debiti ammontano a 20 milioni di euro verso il fisco, 25 verso le banche, 55 verso fornitori e lavoratori. In questo percorso si è inserita l’ interdittiva antimafia secretata emessa dalla Prefettura di Catania che è arrivata alla società lo scorso 12 novembre; interdittiva che è arrivata anche a tutte le società controllate da Tecnis e che ha di fatto causato la caduta del consiglio di amministrazione da pochi giorni nominato. Solo con la nomina dei commissari per la gestione della società da parte del commissario Nazionale antimafia – che dovrebbe arrivare entro 10 giorni dalla interdittiva – l’azienda tornerà operativa. Il Mise si è invece impegnato a sollecitare il Prefetto di Catania per la nomina del commissario,  e a riconvocare il tavolo in sua presenza.

La nostra preoccupazione resta quella del pagamento delle retribuzioni arretrate e del mantenimento, (qualora il Commissario dia via libera al proseguimento delle lavorazioni) della forza lavoro, anche se molti lavoratori stanno valutando l’eventualità delle “dimissioni per giusta causa”  ed accedere cosi agli ammortizzatori sociali per avere un sostegno al reddito, quello che ormai manca da quasi quattro mesi. Appena messa  a conoscenza della vicenda, la Prefettura di Rieti,  su richiesta delle OO.SS. si è attivata convocando un tavolo con Azienda, Committente (ANAS ) e Organizzazioni Sindacali per lunedì 30 novembre”. Foto (archivio) RietiLife ©

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